Il suo futuro era incerto ma il suo talento era immenso. Inconsciamente apprese l'arte del fare il sarto e consciamente la sviluppò, sino a farla diventare, a soli diciassette anni, la sua vita. Una vita passata - prima da lavorante e poi da sarto finito - a rincorrere un altro tipo di vita: più agiata, da sempre sognata. La sua formula vincente è stata sempre una sola: abbinare la vocazione, la passione e l'amore verso l'ago e il filo alla testardaggine. Una testardaggine che gli ha permesso, oggi, di poter dire "ce l'ho fatta, rimanendo umile". Ed insieme a questa grande soddisfazione Domenico Pirozzi, meglio conosciuto come Mimmo, ne ha potuta aggiungere un'altra, altrettanto prestigiosa: quella di esser diventato uno dei migliori sarti italiani, capace di mantenere in vita, con orgoglio, la vera sartoria napoletana antica. A lui non importa molto, anzi niente, della quantità. Lui ubbidisce ad un solo "comandamento": quello della qualità. E per raggiungerla è capace di estraniarsi dalla realtà, di chiudere la bottega e di non tener più conto delle ore, come fosse un vero e proprio hobby.
Tant'è che per portare a termine i suoi capolavori non si assume mai la responsabilità di rispettare nessun vincolo di tempo. Da lui vai, ti affidi al suo talento, alla sua maestria, cordialità e solarità; dopodichè non ti resta che aspettare, magari con un pizzico di desiderio. Quello di poter indossare un abito interamente fatto a mano, creato per non stancare mai, secondo il proprio fisico, i propri gusti e persino secondo i propri vezzi. Ho incontrato Mimmo in un hotel in centro a Milano e dopo una breve colazione siamo saliti in camera per l'intervista vera e propria. Tra l'altro rivelatasi subito una piacevolissima chiacchierata, quasi come fosse un viaggio con partenza nel 1954, data in cui nacque Mimmo, ed arrivo in una stazione particolare: il 2011. Durante questo tour all'interno della antica sartoria napoletana numerose sono state le tappe in cui Domenico Pirozzi fu il vero protagonista. Una volta saliti a bordo del vagone del su misura partenopeo facemmo subito un balzo indietro negli anni, quando Mimmo aveva appena compiuto sei anni, età in cui entrò per la prima volta in una sartoria. Li ci rimase sino a undici anni. Poi ecco la svolta: il treno si fermò ad un'altra stazione, quella della Sartoria Ibiglio.
Per Domenico Pirozzi, infatti, quei sei anni passati in sartoria Ibiglio, fino allo spegnimento delle diciassette candeline, furono fondamentali per la sua formazione. Sin da subito dimostrò il suo genio, il suo talento. Lui era una spanna sopra tutti, tant'è che a diciassette anni era un sarto finito, pronto per lavorare a cottimo. Provenendo da una famiglia non molto agiata il suo obbiettivo era quello di avere successo, economico ovviamente. Però prima dovette andare a fare il servizio di leva. Una volta tornato, era il 1975, a soli vent'anni, decise di aprirne una tutta sua di sartoria. E da li, dal 1975, il nostro treno del Su misura arrivò rapidamente all'oggi, nel 2011. Ma nonostante il passare degli anni, per Mimmo, il tempo sembra essersi fermato negli anni in cui le macchine da cucire e le industrie non esistevano ancora: lui fa tutto ancora a mano. Non siete sicuri? Bé...vi svelo questo aneddoto: mentre io stavo scrivendo, nella sua camera d'hotel, lui era di fronte a me con ago e filo in mano: stava cucendo gli ultimi bottoni. E se non vi bastasse, provate ad andare a trovarlo in quei di Napoli e a guardagli le sue mani: sono tutte rovinate dall'ago.
Maestro Pirozzi mi è stato detto che lei pratica una sartoria un pò strana, di che si tratta?
"Bé io pratico veramente l'antica sartoria napoletana dove tutto viene fatto rigorosamente fatto a mano e dove la spalla è ancora a camicia vera. Per me il vestito non deve essere solo un copri persona ma deve andare oltre, deve essere vivo tanto quanto come una persona".
Ma nello specifico da cosa si vede che quello è un suo abito rispetto ad un altro?
"Dalla manica a mappina o insellata con giro strettissimo, dalla spalla, dalla linea in generale e dall'essere perfettamente aderente al corpo".
E per fare questo suo capolavoro quanto tempo occorre?
"Ah dipende...da quaranta giorni a due anni, tutto sta dal lavoro che devo fare, ma soprattutto dal mio estro. A volte riesco a bloccare tutto il lavoro di sartoria per seguire un capo, una giacca. Tenga conto che stirare un cappotto, con gli antichi ferri da sette chili, ci posso impiegare anche una giornata intera".
Ovviamente non ha ne sito internet e ne mail. Per andarlo a trovare basta recarsi a Napoli, in Via Chiaia 197.